Alla scoperta del significato di alcune frasi in vernacolo fiorentino

6 Luglio 2024 pubblicato in Dantescamente


L’idioma fiorentino, essendo stato parlato e scritto da Dante Alighieri, viene comunemente definito l’italiano corretto eppure, malgrado tale realtà, mantiene alcune espressioni vernacolari, che risultano difficili da comprendere per chi vive in un’altra regione. Per questo, con la rubrica Dantescamente, ci poniamo, tra gli altri, l’obiettivo di rendere accessibile ai forestieri e perché no, alle giovani generazioni di fiorentini, alcune espressioni vernacolari, che magari traggono origine da avvenimenti storici. Oggi ci occupiamo del detto:

«L’impero di Scià Alam, va da Delhi a Palam.»

Questo detto, è stato ripreso da una frase persiana del ‘700, che significava, che il vicino, presunto, impero indiano, era così frammentato e diviso in varie zone d’influenza, da arrivare in pratica solo dal centro alla periferia di Delhi. Ecco il detto originale persiano:

«Sultanat – e – Shah Alam, AZ Dilli ta Palam.»

La frase, arrivò a Firenze, un secolo dopo grazie alla comunità inglese che si stabilì nella nostra città, a metà dell’800 e che pur essendo perfettamente integrata, manteneva tuttavia, stretti rapporti col Regno Unito. La frase, come detto, ripresa dal persiano, esaltava la dominazione inglese in India, che certo si reggeva sulla potenza militare, ma anche sulla politica del dividi et impera di romana memoria attraverso la quale i vari principi indiani, si illudevano di contare qualcosa, mentre, in realtà, erano regnanti di nome, ma non di fatto. A fare uscire questo detto dalla comunità inglese, portandolo nel vernacolo popolare fiorentino, pare sia stato il funerale del principe indiano Rajaram Chuttraputti, morto a Firenze il 30 novembre 1870 all’età di ventuno anni per un malore improvviso ed in cui onore, nel luogo dove le sue ceneri vennero disperse secondo le usanze funebri del suo Paese d’origine, alla confluenza tra L’Arno e il Mugnone, venne eretto il monumento, oggi conosciuto come “all’Indiano” cui si riferisce la foto di copertina e a corredo dall’articolo e dal quale prende il nome il ponte sovrastante. Probabilmente qualche nobiluomo inglese pronunciò questa frase a mo’ di scherno, al funerale del principe, che era morto al ritorno da un viaggio a Londra, dove era andato per studio, ma soprattutto per rendere omaggio alla regina d’Inghilterra e venne riportata da uno dei tanti curiosi presenti alla cerimonia, per diventare una presa in giro dei tanti “Marchesi del Grillo” che oggi come allora, pensano di comandare ma in realtà non sono nessuno.

Luca Monti





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