Breve storia del vino Tocai Friulano

15 Agosto 2024 pubblicato in cucina


La serata di ferragosto, spesso, viene dedicata alle grigliate con gli amici, che, altrettanto spesso, sono abbinate al vino. Ecco quindi che oggi vogliamo parlare di un vino, il Tocai Friulano, al quale si riferisce la vecchia etichetta da collezione nella foto di copertina e a corredo dell’articolo. Secondo alcuni studiosi di enologia, il vitigno Furmint, che è alla base del vino ungherese Tokaj, pottebbe avere origini italiane e provenire dal nome della nobile friulana Aurora Formentini , che nel ‘600 portò in Ungheria, come dote matrimoniale, delle viti di Tocai friulano. .L’antico contratto matrimoniale di Aurora Formentini, col conte ungherese Adam Batthyany, redatto, appunto per le loro nozze nel 1632 , comprendeva, infatti, tra i beni portati in dote dall’antenna dei conti San Floriano, circa trecento viti di Tocaj coltivate in quel periodo storico nelle campagne di Mossa e San Lorenzo Isontino. Questa tesi proverebbe l’origine italiana del vitigno Tocai, anche perché il Tokaj Ungherese, è un vino liquoroso molto differente da quello Friulano, che come detto, si affermò nel 1700 ed ebbe diffusione nel Collio, nella Gorizia Brda ed in Veneto. Altri studiosi, sostengono invece, che a metà ‘800 il conte francese de la Tour, quando sposò la nobildonna goriziana Ritter, portò alcune piante di Sauvignonesse, che furono impiantate in Friuli, come confermato nel 1911 da un agronomo che analizzando il dna delle viti certificò le analogie con quelle del Sauvignonesse, facendo configurare enologicamente il Tocai, come una derivazione francese. Nel 1933 per evitare confusioni con il Tokaj Ungherese venne deciso di chiamarlo Tocai Friulano. Poi nel 2003 la Comunità Europea e soprattutto la Germania, appoggiando l’unità dell’uso del nome Tocaj o Tokkai, decisero di dare quel nome solo al vino prodotto in Ungheria. Quindi per identificare quello prodotto in Friuli, venne deciso di adottare il nome “Friulano”. Ad onor del vero, nel 1956 c’era già stata una causa civile internazionale tra la società ungherese Monimpex ed i baroni Economo di Aquileia, persa dai magiari per ben due volte. La Corte Europea del Lussemburgo, con la sentenza del 12 maggio 2005, ha però poi confermato il divieto, già pattuito in un accordo stabilito tra l’unione Europea e l’Ungheria, la denominazione per alcuni vini Italiani, tra cui appunto, il Tocai, a partire dal 31 marzo 2007. In seguito a tale sentenza, la Regione Friuli Venezia Giulia fece ricorso al Tar ed ai giudici del Lussemburgo, per riottenerne il nome. Dopo un lungo braccio di Ferro i vignaioli friulani decisero di optare comunque per il nome”Friulano” proprio per testimoniare l’appartenenza di questo vino con il territorio, mentre In Veneto, viene chiamato “Tai”. Per strutturare questo vino bianco occorre farlo maturare in botti di legno. L’aperitivo in Friuli, viene consumato sovente con il vino bianco, in particolare proprio il Tocai o Friulano, che dir si voglia. In dialetto Friulano, infatti, si dice: “vuoi un tajut”. Questo vino bianco si integra benissimo col pesce, col prosciutto crudo, coi crostacei e con le carni bianche.

Roberto d’Amato





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