Il mondo dell’arte in lutto per la scomparsa di Carlo Pepi
23 Agosto 2025 pubblicato in Piazza Arte
All’età di 88 anni, è venuto a mancare un personaggio molto importante nella storia dell’arte contemporanea. Stiamo parlando di Carlo Pepi, collezionista ed acuto critico d’arte, malgrado molti suoi colleghi non lo considerassero tale, in quanto si approcciava, all’arte, appunto con lo spirito del collezionista, che spesso ne sa e ne conosce alcuni aspetti, meglio di un critico laureato in Storia dell’Arte. L’arte, infatti, non è una scienza esatta ed anzi, a ben guardare, non è nemmeno una scienza, ma una conoscenza percettiva ed istintiva, che è cosa ben diversa dalla scienza. La scienza, infatti, richiede studi specifici nel campo di appartenenza del singolo scienziato e tanta ricerca sperimentale, attraverso la quale si arrivano a risolvere determinati problemi. L’arte, invece, è inspiegabile scientificamente, perchè non deve risolvere alcun problema pratico e per questo, nè l’artista che si esprime con le opere, nè il critico che le deve spiegare, sperimentano, seguendo un metodo preciso, eppure intuiscono, percepiscono in modo sottile, appunto, quello che vogliono dire e quello che vogliono trasmettere, l’artista attraverso la tecnica e lo stile scelto ed il critico, attraverso la sua interpretazione personale, spesso spontanea. la differenza fra arte è scienza, è ben spiegata dal greco, lingua madre della cultura europea, nella quale i due termini vengono tradotti, in modo diverso. L’arte è la τέχνη che significa il “saper fare” ed indica precisamente il concetto del sentire di dover realizzare qualcosa, senza un motivo apparente, in modo spontaneo ma ripetitivo, fino ad assimilarlo alla perfezione. Ecco perchè si parla di tecnica artistica, che può essere tuttavia estesa anche ad oggetti di uso quotidiano come ad esempio un’automobile, che è frutto di tecnica non di scienza. La scienza, invece, in greco è la Επιστήμη che significa la “spinta verso la ricerca della conoscenza” magari specifica e settoriale, ma quanto più vicina possibile all’assoluto, che si può sperare di raggiungere solo attraverso la ricerca metodica e la sperimentazione. Tutto questo preambolo per dire che in definitiva, l’arte è superiore alla scienza, perchè, tornando all’automobile, per costruirla non serve la scienza, ma la tecnica di assemblaggio. Semmai la scienza offre soluzioni innovative nella realizzazione di un pezzo per migliorare le caratteristiche di un veicolo, ma un’autovettura resta composta da determinati elementi, che vanno montati in un modo preciso, a prescindere da come sono realizzati. Per dipingere, invece serve la tecnica, che è sì frutto di sperimentazione, ma fino ad un certo punto, perchè, se si esce dal campo del figurativo per immergersi nell’astratto, non importa neanche saper disegnare, ma quello che conta va oltre, è dentro l’artista ed aspetta solo di uscire fuori. Un artista, quindi può servirsi della scienza per realizzare le proprie opere usando strumenti scientifici, ma uno scienziato non può servirsi di un artista, perchè non riuscirebbe a realizzare, neanche sperimentando tutta la vita, ciò che quest’ultimo pensa ed ha dentro di sè, che risulta inesplicabile, non trasmissibile e non provabile scientificamente. Non a caso Michelangelo, dopo aver terminato il David, disse:
“Di non averlo scolpito, ma di averlo semplicemente liberato dal marmo che lo imprigionava.”
Uno scienziato di fronte ad una scoperta, invece affermerebbe esattamente l’opposto. E tornando a Carlo Pepi, ecco che, malgrado le diffidenze degli altri critici, egli era molto più avanti di loro perchè, non aderendo alla visione scientista dell’arte, come molti altri sui colleghi, tutti presi dal descrivere, spesso con parole sempre uguali, come il pittore x passava il pennello sulla tela, o quanti colpi di scalpello aveva battuto lo scultore y sul marmo per realizzare l’opera, si concentrava sulle sensazioni che la sua esperienza empirica e quasi sensitiva di collezionista gli suggeriva. E non è un caso, che nel 1984 quando tutti gli accademici, presi dal sacro furore della scoperta, dichiararono subito come autentiche, le false teste di Modigliani, scolpite da dei giovani burloni livornesi e poi buttate in un canale l’unico a non credere alla loro autenticità, sia stato, proprio Carlo Pepi, basandosi, solo ed esclusivamente sul suo intuito di collezionista, che ben conosceva le opere ed il modus operandi et cogitandi, del grande Modì. Con giusto orgoglio, la famiglia Pepi, ha sottolineato in una nota stampa nell’annunciarne la scomparsa, come Carlo, sia stato:
“Critico e collezionista, grande appassionato di arte, fondatore della Casa natale di Amedeo Modigliani e direttore della sezione di contrasto ai falsi di ‘Art Watch International’, che ha dedicato la propria vita alla difesa del senso più autentico dell’arte”.
Ci mancheranno di Carlo Pepi, oltre alla sua semplice ed empatica umanità, proprio la visione collezionistica della critica e la difesa del senso più autentico dell’arte, sottolineate dalla famiglia. Tuttavia, sarà possibile rivivere, sia pur in parte le sue esperienze, andando a vedere la sua collezione privata composta da circa 15.000 opere di arte contemporanea, esposte in due belle ville di Crespina: una in Via I Gioielli, l’altra in Piazza Battisti, che rappresentano una delle principali attrazioni turistiche di quel Comune.
Luca Monti