L’attualità della Divina Commedia in “Paolo e Francesca quelli io me li ricordo bene. Eroi danteschi nella canzone italiana

12 Giugno 2023 pubblicato in Dantescamente


 

Nella nostra recente intervista a un’attivista di Ultima Generazione, è stato sollevata la questione dell’attualità della Divina Commedia di Dante Alighieri. La risposta è nel saggio saggio di Davide Guerra “Paolo e Francesca quelli io li conoscevo bene. Eroi danteschi nella canzone italiana” un interessante viaggio nell’eredità culturale e linguistica del poeta fiorentino nel linguaggio musicale contemporaneo, con particolare attenzione al cantautorato e al rap, con un occhio sempre attento al rapporto tra musica e poesia, che dimostra quanto Dante Alighieri sia ancora oggi un riferimento fondamentale nell’immaginario culturale italiano anche “pop”

Le canzoni prese in esame dall’autore partono da Revolver dei Beatles nel 1966 e arrivano a Prisoner 09 di Caparezza nel 2017.

Un dato interessante che emerge da questa accurata ricerca è che non esistono vere e proprie trasposizioni musicali delle opere e delle poesie dantesche, come avvenuto per esempio con “L’isola non trovata” di Guido Gozzano ripresa quasi integralmente da Francesco Guccini.

Dante, nell’immaginario sociale e culturale degli italiani, è percepito come una sorta di padre fondatore della cultura, della letteratura e della lingua del nostro paese. L’idea che abbiamo oggi dei concetti di “inferno” e “paradiso” è quasi totalmente debitrice del racconto del poeta fiorentino e delle illustrazioni di Gustavo Doré.

Davide Guerra individua tre diversi ambiti di citazioni dantesche nella musica: le citazioni en passant di nomi e personaggi, da Dante stesso a Beatrice a Paolo e Francesca, le citazioni letterali di versi e i più ambiziosi tentativi di riscrittura di singoli canti della Divina Commedia o di rilettura completa dell’Inferno, come nei casi dei rapper Claver Gold e Murubutu col loro Inferno.

Paolo e Francesca sono certamente tra i personaggi più evocati, e il notissimo verso ”Amor che a nullo amato amar perdona” è ricorrente in numerosi testi, magari accompagnato da un contrappunto irrivente come il “porco cane” di Lorenzo Cherubini alias Jovanotti in Serenata Rap.

Il passo di Compagno di Scuola di Venditti che dà il titolo al saggio è altrettanto significativo: per quanto la lettura di Dante possa essere poco gradita (tanto che il personaggio si chiede se Dante fosse “un uomo libero, un fallito o un uomo di partito”) la vicenda tragica dei due amanti uccisi nel castello di Gradara resta uno dei passi che più colpiscono l’immaginario degli adolescenti, proprio in quanto evocano l’esperienza dell’amore assoluto e incondizionato che si sogna di provare a quell’età.

D’altra parte, lo stesso Dante riserva a Paolo e Francesca un tormento infernale che tuttavia non infligge loro la punizione più grande: quella di essere separati.

Altro archetipo dell’amore è la figura di Beatrice, evocata ad esempio in “Ragazza Paradiso” di Ermal Meta, personaggio che appare tuttavia più “inattuale” rispetto ai due sfortunati amanti e che risulta quindi meno presente nella canzone.

In quanto ai versi più conosciuti ripresi letteralmente, ricordiamo “Nel mezzo del cammin di nostra vita” da Ligabue e “lasciate ogni speranza o voi ch’entrate” nel graffiante tormentone estivo del 2017 “Tra granite e granate” di Francesco Gabbani, satira di una società iperconsumista che ha trasformato anche le vacanze stesse in un Inferno. La citazione di Gabbani, così come quella non letterale di De André in “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” (“ma più che l’onor potè il digiuno”, chiaro riferimento all’episodio del Conte Ugolino) rappresenta uno dei rari tentativi di citazione apertamente dissacrante.

Molto interessante l’analisi delle riscritture. Caparezza in “Argenti vive” rievoca uno degli episodi più violenti della Divina Commedia: l’incontro di Dante col nobile fiorentino Filippo Cavacciuoli, detto Argenti per il vezzo di usare il prezioso metallo per la ferratura dei cavalli (canto XVIII dell’Inferno). Come accade per l’incontro con papa Bonifacio VIII (peraltro allora vivente) lo scontro verbale fra Dante e Argenti è breve, ma intenso, e sembrano entrare in gioco questioni personali del poeta stesso.

Nella rilettura di Caparezza, l’Argenti diventa protagonista (L’Argenti vive, vive e vivrà, sono ancora il più temuto della città) e attacca apertamente Dante (le tue terzine sono carta straccia le mie cinquine sono sulla tua faccia) che nella versione originale gli augura i peggiori tormenti.

Nella riscrittura di Caparezza, Argenti diviene il doppio violento e privo di freni inibitori di Dante, fornendo una chiave di lettura di questo canto conosciuto, ma meno “scolastico” rispetto a quello dedicato a Farinata degli Uberti.

Un’altra riscrittura interessante è quella di Gianna Nannini in “Pia come la canto io” rilettura in chiave femminista del personaggio del Purgatorio (il libro meno citato nelle canzoni) del personaggio senese come la cantante identificato con Pia de’ Tolomei.

Altro importante tentativo di riscrittura è quello del canto di Paolo e Francesca dei New Trolls nel 1972.

L’incontro tra Dante e il rap, oltre alla citazione en passant di Jovanotti, avviene con l’ambizioso Infernum di Clavier Gold e Murubutu, nel quale i versi danteschi sono ripresi generalmente in forma di parafrasi adattata al linguaggio musicale contemporaneo del rap.

La lettura integrale del saggio permette di compiere un viaggio a trecentosessanta gradi dell’eredità dantesca nella musica italiana.

Dal saggio di Guerra emerge il ruolo fondamentale svolto da Dante nel plasmare la cultura italiana, anche nella sua declinazione pop, e che il poeta fiorentino sia percepito come un padre fondatore al quale ci si accosta con un certo timore reverenziale (infatti le citazioni “satiriche” sono quelle di Gabbani e De André). Il libro della Commedia (l’aggettivo “divina” è stato in realtà aggiunto in seguito) più radicato nell’immaginario resta senza dubbio l’Inferno, oltre che il personaggio di Beatrice nel Paradiso.

Tra le riletture letterarie più interessanti c’è sicuramente quella offerta da Caparezza in “Argenti vive”.

Nel saggio di Guerra non mancano spunti per ulteriori spunti di ricerca per l’analisi dell’influenza dantesca nella cultura musicale e pop in genere.

 

 

Andrea Macciò

 





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