“Il Bizzarro e le Bizzarrie” sono le parole chiave della mostra romana dedicata a due artisti fiorentini straordinari: Filippo e Filippino Lippi
19 Agosto 2024 pubblicato in Piazza Arte
A Roma, nelle sale di Palazzo Caffarelli, sede dei Musei Capitolini, sta per concludersi, il 25 agosto, una mostra sull’epoca d’oro del Rinascimento tra Firenze e Roma, intitolata: “Filippo e Filippino Lippi, ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento”. I protagonisti sono due pittori, padre e figlio, entrambi di talento eccezionale e vita turbolenta, vissuta in gran parte, appunto, tra Firenze e Roma, lasciando nelle due città veri e propri capolavori ammirati dai turisti di tutto il mondo. la mostra, a cura di Claudia La Malfa promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali ed organizzata dall’Associazione Metamorfosi, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, riunisce alcuni documenti d’archivio provenienti da Firenze e Spoleto (PG), che testimoniano la rete di contatti dei due Lippi, con Cosimo dè Medici e col re di Napoli, oltre, ovviamente ad alcuni dipinti dei due artisti, provenienti, in prestito dalle Gallerie degli Uffizi, dall’Accademia di Venezia, dalla Collezione Cini di Venezia, dalla Pinacoteca della Galleria Albertina di Torino e dall’Istituto Centrale per la Grafica di Roma e ad alcune riproduzioni digitali retroilluminate, degli affreschi realizzati tra il 1488 ed il 1493 da Filippino Lippi, nella cappella Carafa, nella chiesa romana di Santa Maria Sopra Minerva, alle quali si riferiscono le foto seguenti.
Di seguito riportiamo una breve nota biografica di Filippo Lippi, seguita da alcune sue opere in mostra. Fra Filippo di Tommaso Lippi (Firenze, 1406 – Spoleto,1469) fu uno dei protagonisti della scena artistica fiorentina nella seconda metà del XV secolo, nonchè maestro di Sandro Botticelli e padre, appunto, di un altro pittore, Filippino. Nelle “Vite” il Vasari, che fu anch’egli artista, ma forse soprattutto biografo degli artisti ed addirittura secondo alcuni, il primo critico d’arte nella storia, ci racconta che Filippo, all’età di otto anni, entrò in convento, presso i frati carmelitani, in Oltrarno. e qui è da io notare il fatto, a nostro avviso, interessante che nella chiesa del Carmine, poco tempo dopo la sua morte, fu proprio suo figlio Filippino, a completare gli affreschi di Masaccio, nella Cappella Brancacci. Secondo noi, questo non è casuale, anzi potrebbe rappresentare un omaggio al padre da parte di Filippino, anche per ringraziarlo di essere stato raffigurato da bambino, in braccio alla madre, nell’opera forse più famosa di Filippo, vale a dire la “Madonna col Bambino” oggi agli Uffizi, che secondo alcuni studiosi, sarebbe appunto, il ritratto di Lucrezia Buti, sua compagna di vita e madre di Filippino, che dunque, sarebbe logico immaginare come il Bambin Gesù, in quel dipinto. Ma torniamo alla vita di Filippo ce nel 1421 prese i voti e per questo viene chiamato Fra Filippo. Nonostante il percorso religioso che Fra Filippo ha seguito, il gusto per “i divertimenti terreni” ed il carattere di artista talentuoso includevano tutte le caratteristiche di personalità straordinaria e priva di moderazione. Negli anni ’30 si spostò da Firenze a Padova ed ancora il Vasari, ci narra che in questo periodo, durante una gita in barca, il Lippi ed alcuni amici vennero rapiti dai mori, ma su questo dettaglio, non vi è unanimità di vedute tra gli studiosi e potrebbe dunque trattarsi di un’esagerazione vasariana. Comunque sia, nel 1437, Lippi tornò a Firenze ed aprì la sua bottega, ricevendo in questo periodo, molte commissioni da importanti famiglie della città e anche da Palazzo Vecchio, sede del governo cittadino. Ma il grande scandalo che ha sconvolto la società del Rinascimento e coinvolge direttamente la vita di Filippo, diventandone forse l’emblema stesso, risale agli anni ’50 del ‘400, periodo in cui lavorava a Prato ed era cappellano del convento di Santa Margherita. La storia racconta che, mentre lavorava ad uno dei suoi quadri raffiguranti la Madonna, l’artista chiese alla madre badessa, di poter scegliere una monaca che gli facesse da modella e venne scelta per posare per lui proprio Lucrezia Buti. I due si innamorarono e Filippo “rapì” Lucrezia, durante una processione. Anche Lucrezia, infatti, come molte donne dell’epoca, era stata costretta ad entrare in convento molto giovane, a causa della povertà della sua famiglia. La coppia si trasferì dunque nella casa pratese del pittore e nel 1457 nacque il loro primo figlio, Filippino, appunto. Filippo e Lucrezia avevano comunque preso i voti religiosi monastici, per cui vivevano “nel peccato” e la loro situazione era considerata davvero scandalosa. Grazie ad un intervento di Cosimo il Vecchio, papa Pio II sciolse i loro voti, ma la coppia decise comunque di non sposarsi e continuò a vivere insieme, come una coppia di fatto, diremmo oggi. A Spoleto si conserva ultimo impegno artistico e un capolavoro di Lippi e proprio qui, egli conclude il suo percorso sulla terra in circostanze non tanto chiare e lascia a Filippino, suo figlio, tutto il mistero della propria arte che ha potuto trasmettergli. Nella foto seguente sono raffigurate due tavole su legno, provenienti dagli Uffizi e rappresentanti, rispettivamente, la Vergine Maria Annunciata e San’Antonio Abate e l’Angelo Annunciante e san Giovanni Battista.
Nella foto seguente, abbiamo una tempera su tavola riportata su tela, proveniente dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano e raffigurante una Madonna con Bambino, santi e giovani carmelitani, conosciuta come “Madonna Trivulzio” o “Madonna dell’Umiltà”.
A seguire una madonna col Bambino, proveniente dalla collezione della Banca Popolare di Vicenza.
Adesso riportiamo una sintesi biografica di Filippino Lippi (Prato, 1457 – Firenze, 1504) che venne detto Filippino Lippi, per distinguerlo dal padre, in quanto, anche lui, pare che si chiamasse, in realtà Filippo. Come abbiamo detto la sua vita di pittore inizia già dalla storia scandalosa dei genitori, e forse dal ritratto che ne fece il padre raffigurandolo in braccio alla madre come Gesù Bambino. ecco quindi che possiamo affermare che il percorso artistico di Filippino Lippi. è indissolubilmente legato a quello di suo padre, tanto da collaborare insieme a lui, a Spoleto, per un ciclo di affreschi dedicato alle “Storie della Vergine” nella tribuna della cattedrale di Santa Maria Assunta. Dopo la morte del padre, tuttavia Filippino, decide di lasciare rapidamente Spoleto e di non rimanere con la bottega paterna,. neanche per finire quegli affreschi tornando a Firenze, dove entra nella bottega di Botticelli, diventandone l’alievo prediletto. Forse la scelta di Filippino di lasciare in fretta e furia, Spoleto, per tornare a Firenze ed accasarsi artisticamente, presso Botticelli antico allievo del padre, potrebbe avere a che vedere con la morte di quest’ultimo avvenuta come detto, in circostanze poco chiare, che magari hanno suggerito al pittore di non essere più al sicuro in Umbria e di non fidarsi neanche dei collaboratori paterni. Filippino si applica con dedizione allo studio delle tecniche pittoriche e ben presto si decide ad andare a Roma, per studiare l’arte antica ed è proprio lui a portare, o per meglio dire, a riportare a Firenze, da quella città, il gusto per la decorazione a grottesche, oltre ad essere uno tra i primi pittori che dà attenzione ai dettagli secondari, lasciando su ogni dipinto un alone di mistero. A Firenze Filippino prende una buona rinomanza, come artista e come persona ed inizia a ricevere delle committenze sia private che pubbliche da signori fiorentini e non solo. Nel 1488 Lorenzo il Magnifico, lo segnala al cardinale napoletano Oliviero Carafa, che a Roma vuole avere una bellissima cappella molto grande, decorata nella chiesa del suo ordine monastico di provenienza, quello dei domenicani, Santa Maria sopra Minerva, agli affreschi della quale, realizzati, appunto, da Filippino Lippi, sono dedicate le riproduzioni digitali retroilluminate della mostra. L’ultima opera di Filippino, fu la Deposizione, per la chiesa della Santissima Annunziata di Firenze, che rimase incompiuta, a causa della sua morte nell’aprile del 1504 e che venne completata dal Perugino. Filippino fu sepolto a Firenze, a ridosso della chiesa di San Michele Visdomini, ma da lì, venne successivamente traslato, non si sa dove. Insomma, nelle vite di Filippo e Filippino Lippi, così come nella loro arte, non sono mancati episodi bizzarri e bizzarre coincidenze, con strani incroci del destino.
Articolo e Ph. Alesia ed Yuliya Savitskaya