La diplomazia del Granducato di Toscana era più avanzata di quella odierna

26 Febbraio 2025 pubblicato in Attualità


Molti sanno che il Granducato di Toscana, fu il primo Stato al mondo, a proibire la pena di morte, la tortura ed ogni violazione dei diritti umani sui detenuti, grazie ad una legge promulgata da Pietro Leopoldo il 30 Novembre del 1786. Si tratta di una riforma che mostra in modo inequivocabile, come Il Granducato di Toscana, fosse, in definitiva, molto più liberale del Regno d’Italia, al quale venne annesso con elezioni plebiscitarie, che ancora oggi andrebbero studiate meglio, per capire le dinamiche di quel risultato, che furono il frutto di interessi latifondistici, più che vera espressione di un sentimento popolare. Ma vale la pena, riesumare un’altra legge granducale, che oggi suona come uno schiaffo in faccia a chi semina venti di guerra, anche in Italia, vagheggiando la possibilità di un intervento dei nostri soldati in Ucraina. Leopoldo II infatti, emanò il 3 Giugno del 1854 un decreto granducale, sulla garanzia del mantenimento della neutralità bellica, nel quale si proibiva al popolo di intraprendere qualsiasi attività, ai danni delle potenze belligeranti e si vietava l’accesso di parti di arma o di qualsiasi bastimento armato all’interno delle acque e del territorio del Granducato di Toscana. Ma l’incredibile coincidenza con l’attualità, sta nel fatto che quel decreto granducale, venne emesso, dopo pochi mesi dallo scoppio della guerra di Crimea, iniziata il 4 Ottobre del 1853 e terminata il Primo Febbraio del 1856. Guarda caso, appunto, stiamo parlando di una delle regioni attualmente contese, tra Ucraina e Russia. A parte le considerazioni filosofiche su questo conflitto, che danno pienamente ragione a Giambattista Vico (Napoli 23 giugno 1668 – Napoli, 23 gennaio 1744) dimostrando la realtà della sua teoria dei “Corsi e ricorsi storici” questo decreto granducale, mette in evidenza il fatto che le moderne democrazie, inclusa l’Italia sono incapaci di sviluppare vere politiche di pace, malgrado la nostra Costituzione, parli esplicitamente di questo valore universale, all’Articolo 11 che recita testualmente:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa nei confronti degli altri popoli e come mezzo per la risoluzione di controversie internazionali. Il nostro paese ammette la guerra solamente come strumento di difesa. L’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.

In epoca granducale, invece, la diplomazia era così avanzata, da arrivare ad emettere un decreto, col quale ci si dichiarava neutrali, senza se e senza ma, evitando di prendere posizioni, in un conflitto che non ci riguardava, esattamente come non ci riguarda il conflitto in corso ai giorni nostri. Questo non vuol dire giustificare una guerra, ma semplicemente non amplificarne la portata e le tragiche conseguenze, che un conflitto armato porta inevitabilmente con sè. Le guerre, infatti, non si risolvono buttando benzina sul fuoco, o per meglio dire mandando armi al fronte, ma facendosi parte attiva diplomaticamente per la loro risoluzione, nel piano mandato del succitato Articolo 11 della Costituzione Italiana.

Luca Monti





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