Pietrasanta è stata anche la capitale dell’arte grafica
29 Agosto 2024 pubblicato in Pillole d'Arte
Pietrasanta, oggi, è famosa per le tante gallerie d’arte, che rendono la cittadina apuana una vera e propria capitale dell’arte contemporanea. Eppure pochi sanno, che il contributo di Pietrasanta all’arte, non è cosa nuova, ma risale già ai primi del ‘600 con la divulgazione di un metodo grafico innovativo, da parte di padre Silvestro da Pietrasanta, attraverso la pubblicazione a Roma, nel 1638 del trattato “Tesserae Gentilitiae”. Curioso notare come, una volta entrato nell’Ordine dei Gesuiti e trasferitosi a Roma, padre Silvestro, si definirà romano, come dimostra la copertina del “Tesserae Gentilitiae” cui si riferisce la foto di copertina, anche se, come detto, era di Pietrasanta, come si evince dal mantenimento del toponimo da lui utilizzato dopo il nome. Per quanto riguarda il metodo da lui divulgato, lo possiamo definire di arte grafica, perchè anche la grafica, è un’arte, malgrado in Italia, sia poco apprezzata, per il pregiudizio, legato alla credenza erronea che i cosiddetti multipli non vadano considerate alla stregua dei pezzi unici. Si tratta dunque di una tecnica di arte grafica, attribuibile al francese Vulson de la Colombière, da lui introdotta intorno al 1600 e che ebbe molto sviluppo in araldica, in quanto permetteva di simulare l’effetto del colore, pur stampando in maniera monocromatica, attraverso l’utilizzo di tratteggi convenzionali, unici per ogni colore. L’importanza del colore, in araldica, era molto sentita, per definire in maniera più chiara, rispetto al passato, i colori dei vari “smalti” come vengono definiti in gergo tecnico specifico i vari elementi di un blasone, in quanto, lo stesso stemma poteva essere usato da un altro ramo della stessa casata nobiliare, ma con colori diversi. Ecco quindi che il metodo di de la Colombière divulgato da padre Silvestro da Pietrasanta, divenne una vera e propria pietra miliare dell’arte grafica perchè permetteva di “leggere” i vari colori, in un periodo storico nel quale la stampa in policromia non esisteva, od era troppo costosa e dunque, di fatto inaccessibile anche ai nobili. nella foto seguente alcune pagine del “Tesserae Gentilitiae”, nelle quali si notano le applicazioni dei tratteggi specifici per ogni colore.
Luca Monti