8 Marzo i media hanno dimenticato Gaza
8 Marzo 2025 pubblicato in Italia

I media hanno dimenticato Gaza. Qui in Occidente, la sorte dei palestinesi, interessa a pochi. Sono le televisioni ed i quotidiani a decidere cosa portare alla luce e cosa lasciare nell’ombra, ma stamattina, tra le corsie del Supermercato Carrefour, di via Monte Cucco, a Torino, il silenzio si è rotto .
Un gruppo di attivisti pro-Palestina, infatti, è entrato nel supermercato, con volantini, bandiere e striscioni. Tanto clamore e nessuna violenza, solo voci e parole che, in un luogo dove il gesto più naturale è scegliere cosa mettere nel carrello provavano a far scegliere non allo stomaco ma alla coscienza.

L’azione, organizzata dal movimento BDS Torino (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), ha trasformato per un momento il Carrefour, in qualcosa di diverso: non più solo un tempio del consumo ma un teatro di denuncia. Perché per loro, per chi era lì a distribuire quei volantini, non si trattava solo di un supermercato, ma di un luogo consideratocome un ingranaggio di un sistema che soffoca e che sfrutta, a partire dagli stessi lavoratori. Lo slogan che compariva sui manifesti affissi alle pareti ed allungati tra le mani dei clienti, alcuni sorpresi, altri infastiditi, altri ancora forse sfiorati da un dubbio, era: “Carrefour, complice del genocidio”.

Perché la complicità, non ha sempre il volto della politica, delle armi, delle grandi decisioni. A volte si nasconde in un gesto automatico, in un prodotto sugli scaffali, in un acquisto fatto senza porsi troppe domande. Secondo gli attivisti, dietro le corsie ordinate e le etichette in bella vista si nasconde qualcosa di più di un semplice supermercato: c’è un legame invisibile, che sfugge agli occhi di chi riempie il carrello con le aziende israeliane che traggono profitto dagli insediamenti nei territori occupati. I manifestanti si muovevano lentamente tra gli scaffali, quasi a voler rompere quel ritmo abitudinario. Volantini nelle mani, cartelli alzati, parole offerte a chi avesse voglia di fermarsi, anche solo per un momento. Ma la risposta era sempre la stessa: qualcuno abbassava lo sguardo, qualcun altro prendeva il volantino con un gesto distratto e senza leggerlo. C’era chi restava immobile, con un’espressione indecifrabile sul volto, sospeso tra il fastidio e il dubbio. E poi c’erano loro, i pochi che si fermavano davvero, magari senza parlare ma con quel silenzio attento che spesso vale più di mille parole. Dopo aver attraversato il supermercato, la protesta si è spostata all’esterno. E non è un caso, forse, che poco distante, sulla facciata di una filiale UniCredit sia apparsa una nuova scritta rossa: “Smash Capitalism”.

Per gli attivisti, non è solo una questione di boicottaggio. Carrefour è il tassello di un sistema più grande, un mattone del capitalismo globale, che tiene in piedi ingiustizie e guerre. Comprare qui, non è solo un normale gesto, ma un qualcosa che alimenta un sistema che nega la sofferenza.
Un furgone, parcheggiato poco più in là portava un altro striscione, che recitava:
“Fiore, Anna, Marta, sempre con noi.”

I nomi di chi ha lottato prima, forse di chi oggi non c’è più. Carrefour, come tutte le multinazionali, difficilmente prenderà posizione. Aspetteranno che la tempesta passi, che la protesta si spenga da sola. Ma il punto non è se Carrefour, risponderà, il punto è se qualcuno ha ascoltato. Forse chi era lì tornerà a fare la spesa come sempre, o forse la prossima volta, guarderà quegli scaffali con occhi diversi. In un mondo che ha fatto dell’indifferenza la sua regola, resta da vedere se queste voci abbiano aperto una breccia, per quanto piccola e fragile possa essere.
Grigorij Andreevic Iandolo