Il Ministero della Cultura incastrato tra scandali e cultura evoliana

26 Ottobre 2024 pubblicato in Cultura


È davvero incredibile come ci si ostini, nel 2024, a ripescare idee che credevamo sepolte dalla storia, come se la complessità del nostro mondo, potesse davvero essere ridotta ad un “ordine naturale ”. Il discorso di Alessandro Giuli alla Fiera del libro di Francoforte, con quella sua enfasi sullo “spirito mediterraneo” e sul “pensiero solare”, è un richiamo che avrei voluto non sentire più. E invece eccolo, di nuovo a riproporre concetti che sanno di muffa, di tempi passati, mascherati da una nuova spiritualità meno universale e sempre più piegata a personalismi politici evidenti. Giuli, parla di un Mediterraneo, che non c’è più, di un’armonia che, se mai è esistita era fatta di contraddizioni, di scontri, di popoli in movimento. Non di staticità. Non di gerarchie. Eppure, dietro le sue parole affiora quel vecchio pensiero evoliano, con la sua visione elitaria e plutocratica, dove pochi, investiti di una qualche aura spirituale, sono destinati a governare i molti. Un’illusione che ci viene venduta come luce, quando in realtà, è buio profondo. “La vera luce illumina, non abbaglia. La verità è umile, non prepotente” ricordava un anziano monaco buddista in un tempio sperduto tra le colline asiatiche che incontrò Tiziano Terzani. Ecco, mi pare che dietro il discorso di Giuli, ci sia l’esatto contrario: una spiritualità gridata, imposta dall’alto, come una soluzione a tutti i problemi del nostro tempo. Una soluzione semplicistica che soffoca ogni dignità umana. Il “pensiero solare” di Giuli, è solo una maschera. Una maschera che tenta di farci dimenticare le disuguaglianze e che ci distrae dalla realtà. Una maschera meschina ed arrogante. E mentre lui parla di “ spirito mediterraneo ” di riconciliazione, i giovani italiani continuano a emigrare, il Sud del paese, è lasciato a se stesso, i problemi veri – quelli sociali ed economici – restano lì, irrisolti. Cosa c’è di spirituale o solare in tutto questo? Nulla. Evola, parlava di una società guidata da un’élite spirituale, una visione che molti oggi sembrano voler resuscitare sotto forme nuove. Ma io vi dico: Anathema a chi, in nome della spiritualità, del “pensiero solare”,vuole riportarci indietro, a un mondo dove le gerarchie erano giustificate da una qualche volontà divina. La storia ha già fatto vedere dove ci portano certi discorsi: alla negazione del pluralismo, alla cancellazione dell’altro. Un pensiero settario che è stato sempre travolto dalle rivoluzioni. Perché la luce vera non è gerarchia, non è autorità. La luce vera è confronto, è dubbio, è ascolto. E oggi per provare a salvarci abbiamo bisogno di questo: di un confronto aperto, di una giustizia che non si rifugia in un passato buio. Non c’è nulla di “solare” in un discorso che rifugge la realtà e che cerca di evitare il confronto con essa. La luce non è fuga, la luce è guardare il mondo negli occhi e affrontare le sue complessità. E io, voglio una luce che illumina, non una che acceca.

Grigorji Andreevic Iandolo





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