Proposta per una statua di D’Annunzio a Ronchi dei Legionari (GO)
24 Agosto 2024 pubblicato in Cultura
Riceviamo dal Dottor Roberto d’Amato saggista e critico d’arte, un comunicato stampa, nel quale propone la realizzazione di una statua dedicata a D’Annunzio a Ronchi dei Legionari (GO) da dove parti’ l’avventura fiumana del famoso scrittore. Ecco il testo del comunicato:
«Come intellettuale e come scrittore di libri di storia, politica ed economia, chiedo umilmente che sia realizzata una statua magari un grande busto, di d’Annunzio, a Ronchi dei Legionari(GO), potenziando anche il museo che ricorda la figura di questo grande poeta, scrittore e patriota oltre che la partenza dei suoi Legionari, la notte tra l’11 e il 12 settembre 1919 verso la città Italiana di Fiume. Il comune di Predappio mi sembra a guida PD o comunque di ispirazione politica di sinistra ha superato gli steccati anacronistici ed ideologici della seconda guerra mondiale e sta facendo un sacco di soldi con la figura di Benito Mussolini, che rispetto a d’Annunzio, ne ha combinate di tutti i colori (dittatura, guerra, etc..). Il poeta soldato Gabriele d’Annunzio, nella libera Repubblica di Fiume, con la Carta del Carnaro, creò invece, una costituzione repubblicana molto democratica nella quale vigevano il voto alle donne, il divorzio, il nudismo, la tolleranza verso gli omosessuali, il salario minimo, la tutela dei lavoratori etc. Da questa carta costituzionale si evince quindi che il Vate era molto aperto e progressista rispetto all’epoca in cui si svolserono fatto, appunto il 1919 oltre cento anni fa. Cari compaesani di Ronchi dei Legionari, ma voi sapete, che anche Antonio Gramsci allora capo del Partito Comunista Italiano voleva incontrarlo, proprio per il suo spirito libertario ed aperto? Non solo, gli stessi gerarchi fascisti Italo Balbo e Dino Grandi che dopo la dittatura prevedevano un ritorno alla democrazia, negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale temevano che Mussolini, con l’alleanza con la Germania di Hitler, avrebbe portato l’Italia alla rovina e proposero al Vate di prendere il posto del duce. Anche d’Annunzio, infatti, aveva capito che Hitler era un pazzo e che, se avesse vinto la guerra, il dittatore tedesco avrebbe conquistato anche l’Italia. Il poeta Gabriele d’Annunzio, quindi, anche se ad alcuni può sembrare divisivo, per me non lo è. Se viene, infatti, analizzato accuratamente il pensiero del Vate, che era patriottico e non nazionalista, come di solito è, colui che invade un altro Paese, sostenendo la superiorità del proprio, si può scoprire che egli, era solo per il ritorno della città di Fiume, abitata in quel periodo da una maggioranza italiana, sotto l’italia. Popolo di Ronchi dei Legionari, dedicate quindi una statua, magari un grosso busto al vostro concittadino eroe, che ha reso grande il vostro Comune, facendolo conoscere al mondo e pensate alle possibili ricadute economiche positive per la città. Consiglierei, infine, di posizionare il grande Busto di Gabriele d’Annunzio, lungo la strada che porta a Monfalcone. Leggo poi con rammarico che la Croazia, Paese che deve molto all’Italia, dal punto di vista storico, sin dai tempi della Repubblica di Venezia, che ai era espansa su territori che sono diventati loro, solo perché Mussolini ha voluto entrare in guerra per poi perderla ha ricominciato a protestare, come succede ormai da cinque anni all’approssimarsi dell’11 settembre, per la statua di Gabriele d’Annunzio, in Piazza della Borsa, a Trieste, simbolo anche di quei territori irredenti, che ci sono costati nella prima guerra mondiale, seicentomila morti. I Croati che adesso con arroganza gridano allo scandalo per quella statua che oltretutto raffigura d’Annunzio seduto che legge un libro, quindi senza nessun elemento nazionalistico, trattano i migranti pakistani, afghani e siriani che attraversano il loro territorio, senza rispetto dei diritti umani, con alcuni poliziotti, che come dichiarato da qualcuno di essi, li picchiano, gli rubano i soldi, i cellulari ed a volte anche le scarpe. Il poeta soldato viene ricordato, non solo per le sue imprese militari che sono state gloriose ed eclatanti, ma soprattutto per il suo impegno nella letteratura e nella poesia. Quando il governo Croato e qualche pseudo progressista, sostengono che il poeta soldato, era un truce nazionalista che schiavizzava i popoli slavi, peccano di faziosità ed ignoranza e mancano di obiettività storica. Vorrei loro ricordare, il filo nazista, Ante Pavelic, che perseguitava gli italiani e li cacciava, soprattutto dalla Dalmazia. E, ciliegina sulla torta, il maresciallo Tito, che era metà croato e metà sloveno, quante migliaia di italiani, ha infoibato, in nome del nazionalismo slavo usando la pulizia etnica più feroce ed invocando l’ideologia comunista, in funzione anti italiana? L’Italia, ha fatto i conti col fascismo ed ha ammesso il mea culpa, i croati, con la loro alterità, non ancora e devono ringraziare che l’Italia, non ha ancora chiesto che Tito, venga dichiarato criminale di guerra. Come dicevano gli antichi romani: “Un bel tacer non fu mai scritto”».